L’ex premier Mario Monti critica duramente von der Leyen per la gestione dei dazi con gli USA: “L’Europa ha perso questa sfida”.
Nel panorama geopolitico attuale, segnato da forti tensioni commerciali e mutamenti strategici, la voce autorevole di Mario Monti si leva con una critica netta alla leadership europea. L’ex presidente del Consiglio italiano ha infatti messo in discussione la gestione della trattativa sui dazi tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti, attaccando direttamente la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.
“Secondo me la partita sui dazi è persa, anche se è ancora aperta. Il nostro interlocutore storico, gli Stati Uniti, a differenza di tutte le altre negoziazioni, ha affrontato questa prova con baldanza e con il desiderio di essere temuto. Per questo modo dilettantesco di fare politica lo abbiamo un po’ deriso per sei mesi… e poi abbiamo chinato il capo”, ha dichiarato Monti in un’intervista rilasciata alla La Stampa come scritto da liberoquotidiano.it. Secondo l’ex premier, “questo avrà conseguenze molto negative per l’Europa, e non sono sicuro che nel medio-lungo termine ne abbia di positive per gli Stati Uniti”.

Von der Leyen e le responsabilità della Commissione europea
Nonostante abbia sostenuto von der Leyen in passato, Monti oggi non ha dubbi: “Abbiamo il dovere di criticare sia la Commissione europea – e la sua presidente, che io tantissime volte ho sostenuto – sia i governi nazionali, alcuni in particolare”. La sua proposta per rafforzare l’efficacia dell’UE è chiara: “Sarebbe bello che l’Europa potesse eliminare il diritto di veto in alcune materie, come la politica estera o quella fiscale. Allora sì che si farebbe valere”. Ma il problema maggiore, aggiunge, riguarda il commercio: “Se c’è un campo in cui gli Stati membri, tradizionalmente e giuridicamente, non dico siano assenti, ma lo sono molto meno che in altri, è quello del commercio internazionale”.
Difesa, minimum tax e la metafora della “Canossa”
Monti ha anche toccato temi strategici come la sicurezza e la fiscalità globale. “La mia tesi è che, anche se gli Stati Uniti decidessero di continuare da soli, noi non possiamo più permetterci di affidare la nostra sicurezza a un Paese la cui politica internazionale è stravagante e volatile, e di cui non possiamo a priori fidarci”.
A proposito del G7 e della minimum global tax, Monti ha riportato un aneddoto significativo: “Mi sono informato all’Ocse: ‘C’è o non c’è una dichiarazione formalizzata?’ Mi hanno spiegato che c’è un accordo politico, un po’ come quello che sul piovoso green della Scozia, in una nuova localizzazione di Canossa, una signora europea è andata a portare a un signore americano che era proprietario di quel terreno”.
E conclude con un monito: “Le democrazie liberali che si trovano a disagio ad accettare le sopraffazioni dovrebbero creare un’alleanza”. Una chiamata all’unità strategica per un’Europa più autonoma, coesa e capace di resistere alle pressioni esterne.